10. Lettera di un'amica

A cosa servono gli amanti se poi non gli posso nemmeno dire quando ho paura, o ho bisogno. E infatti non servono a questo gli amanti, ma solo a...

31 luglio 2008 

Cara Margot,

Sono in ufficio, ma non ho voglia di fare nulla.
Ho appena saputo che con la ristrutturazione del mio Direttorato la signora che sedeva al mio posto ritornerà nel nostro settore a partire da ottobre. Alias nel mio settore. Alias col cazzo che mi rinnovano il contratto.

E sai che penso?? Che sono contenta. Perché cosi finalmente sono libera, libera di scegliere ciò che mi piace fare.

Ieri sera ero nuovamente sdraiata in un letto che non mi appartiene con un bell'uomo, non c'è che dire; ma un uomo roso dall'insicurezza perde fascino. O forse l'acquista per occhi inesperti.

Io non penso di avere occhi inesperti. Penso, al contrario, che i miei occhi abbiano visto fin troppo. E anche io ora ho una maschera. Non lascio scorgere, se non forse appena appena, i miei sentimenti. So fingere. So essere diplomatica, so parlare allo stesso modo degli uomini, facendo rimbalzare tra le mura della camera da letto parole che non mi appartengono, o meglio, mi appartengono, ma non sono idonee per quell'ambiente. Per quell'uomo. Per quei momenti.

Oggi durante la pausa pranzo sono andata a comprarmi dei cd alla FNAC. Sulla scala mobile c'era una donna con braccio una bambina. La ragazza, velata, avrà avuto poco più di vent'anni. Come rideva con la sua bimba. Per la prima volta ho provato invidia, invidia per quella creatura che stava tra le sue braccia, per la mia incapacità di avere una relazione seria, per il fatto che il 'pancione' sembra essere un lusso che non mi posso permettere.

Si perché io, l'amante eterna, focosa, passionale, ma anche dolce, sensuale, timida, non si puo' permettere di essere incinta. Io sono un'amante, non sono la donna per bene, la moglie e la madre di famiglia perfetta. Mi trovo schiacciata in questa dicotomia, da un lato il mio ruolo ormai trentennale di amante, di gioco proibito, di passione irrisolta, che mi porta emozioni eclettiche ma anche infelicità, e dall'altro la visione di questa gente triste, di queste donne e mariti tristi, che tradiscono, sempre e comunque, che portano a casa, tra le mura domestiche, insoddisfazione e tristezza e le trasmettono, come un virus invisibile e serpeggiante, ai figli.

Se penso a questa immagine ho l'angoscia. E poi mi chiedo; che cosa è la fedeltà? sarei veramente capace di essere fedele a qualcuno? Io, che alla fine ho sempre tradito? Per non soffrire, forse, è vero, ma è così, ho sempre tradito.

Ho comprato un cd dei Depeche Mode e mi sono rispecchiata in questa canzone:

Come and lay with me
come on and lie to me 
tell me you love me
say I'm the only one

Experiences have a lasting impression
but words once spoken 
don't mean a lot now 
belief is the way 
the way of innocent
and when you say innocent 
I should say naïve

So lie to me
but do it with sincerity
Make me listen
just for a minute
make me think
there's some truth in it

Promises made for convenience
aren't necessarily
what we need
truth is a word 
that's lost its meaning
the truth has become
merely half-truth

so lie to me
like they do it in the factory
make me think
that at the end of the day
some great reward
will be coming my way.


con affetto,
A.

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