1. Karouf (il montone)

Mercoledì 4 giugno 2008

Ieri, alle 18 circa, entro nel mio palazzo situato nel centro dell'isola di Zamalek, notoriamente dimora chic di diplomatici ed europei (tutto sto chic non ce lo vedo, comunque).
Eccezionalmente (nel senso che questa è stata l'unica volta che è successo) nessuno dei due ascensori funziona, mi avverte il bauab (portiere), per cui mi accingo a percorrere i sette piani che mi dividono dal mio appartamento a piedi.

Alla soglia del quinto piano, la scena è la seguente.
Il giorno prima dell' Aid. Le strade e le case si riempiono di animali
Sul pianerettolo, due uomini e una donna stanno macellando un grosso montone. L'animale ha le dimensioni di una mucca, è già spellato e solo nella coda ancora si intravede un po' di pelle. Il pianerottolo è stretto e la massa ne occupa interemente la larghezza. Non riesco ad accedervi. Gli uomini ridono e mi invitano a passare. Il passaggio è ostruito. Am I supposed to jump on it???

A me tremano le gambe. Comincio a sbraitare rigorosamente in inglese e questi non capiscono nulla...insomma...non si capacitavano della mia reazione, del mio stupore né del mio disgusto.

Io non realizzavo. Ero bloccata sulle scale e non potevo raggiungere casa mia perché una mucca morta giace sul pianerottolo del quinto piano. Con due bambini che zampettano nel sangue e giocano con le mani a fare le impronte sulle porte col sangue (ho poi scoperto questa essere un'usanza)!

Coprono la mucca coi giornali...e io passo, la scavalco, metto i piedi nelle poche zone del pavimento libere dal sangue, schivo la testa del montone giacente accanto a una porta (era un montone, sono sicura, un grande maschio di qualche specie gigante di pecora...un ariete, come cavolo si chiama, l'ho riconosciuto dalle corna arrotolate)...e sulla curva delle scale per il sesto piano per poco non inciampo in una gamba finemente rifinita con uno zoccolo peloso.

Ok, ce l'ho fatta; solo che io stavo andando a casa per poggiare dei documenti per poi riuscire!....vado su, faccio telefonate, mi sfogo, chiedo agli italiani risedenti lì se hanno mai visto una cosa simile and bla bla...e ora devo proprio riscendere.

Ora lo stanno tagliando col macete e si sente il rumore delle ossa rotte per l'intero vano delle scale. L'animale mi pare non esista più ma le sue viscere sono sparse per il pianerottolo, assieme alla testa e alle gambe. Questa volta, il pavimento è completamente ricoperto di sangue. Cammino sul sangue, e ho le ballerine. Sul muretto del vano delle scale, sono allineati vari bicchieri pieni di sangue e un coltello. Il rigagnolo di sangue scende e percorre le tre rampe che dal quinto vanno al quarto piano. La donna se ne è andata, i bambini continuano a giocare.

Sorvolo sui miei imprechi. Loro non capiscono niente e rimangono basiti. Mi guardano. Io dico che sono matti, facendo il segno del dito sulla tempia. Il tipo si ferma col coltello in mano sconvolto dalla mia reazione! Poi vado dritta dai bauab di sotto, che non capiscono una parola di inglese e con cui comunico a gesti. "Ma c***o, proprio oggi che non funziona l'ascensore dovevano fare sto cazzo di sacrificio???" Fermo un passante e riesco a farmi tradurre parte degli insulti per i bauab.

[Background: Durante un certo periodo dell'anno in ricorrenza della festa dell'Aid - che comunque non è ora, ma verso agosto settembre - si usa fare questo tipo di sacrifici, e tutta la città si riempio di montoni e altri animali morti e squoiati. Questo lo sapevo. Avevo anche già sentito di un italiano che si era trovato un montone davanti alla porta di casa. Ma ora non è piu' permesso dalla legge fare questo in casa, per cui lo fanno in garage, in giardino o vanno dal macellaio; e non siamo nemmeno nel periodo, e poi siamo a Zamalek!

Va beh. Oggi per fortuna ho scoperto che anche i miei colleghi erano stupiti, e che tutto ciò non è affatto considerato normale. Mi hanno però detto che al di là della festa, quando gli succede qualcosa di bello, ringraziano Allah con questi simpatici riti. Quindi in definitiva gli ho rovinato il clima di festa, e mi dispiace...]

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