5. Per fare un passo in avanti, bisogna fare un passo indietro

Msg all’Alessandra:

La sai una cosa? Ti ricordi quando ero tutta impantanata tra la mia storia con F., il fatto che stavo lasciando il lavoro a Bologna alla sprovvista, e il fatto che me ne andavo verso l'ignoto per uno stage di soli tre mesi e non pagato dall'altra parte del mondo...e alcuni mi dicevano che ero pazza e non capivano cosa cercavo e perché lo facevo...

...tu in quel momento mi hai detto una cosa che mi è rimasta e a cui ho avuto occasione di pensare varie volte durante le altre difficili scelte successive, e che mi ha dato fiducia nel seguire il mio istinto: “a volte per fare un passo in avanti, bisogna fare un passo indietro”. Mi è servito tanto, per individuare la giusta direzione da prendere, e poi prendere la rincorsa. Besos.

4. Low profile

18 ottobre 2008

Matteo, October 13 at 5:17pm

Ciao sfinge, come stai?
Ti sei un pochino tirata su di morale??
Io sono diventato zio e mi sento bene, sarà la sensazione incredibile che ti da un pupo quando ti stringe un dito con la manina....

Margot, Today at 11:32am

Ciao carissimo,
qui abbastanza bene. 

Il morale non è mai stato alle stelle, ma come dire, uno poi si assesta e si adatta alla situazione ed è come se abbassasse il profilo, per cui la tua vita e il concetto di normalità cambia...e le cose che ti mancano, seppur senti dei vuoti, non le distingui più poi cos' tanto. Che non è così bello perché in realtà stai cambiando e forse perdendo un po’ di personalità...ma è un modo per adattarsi e sopravvivere.

Anche io vorrei tanto un pargoletto...dopo tutte queste esperienze, la cosa bella è che mi sono tolta un sacco di voglie, ho scartato il superfluo, e quello che mi resta è la voglia per le cose più naturali. E' bello tornare alle cose più semplici e tradizionali ma da una prospettiva tua, scegliendolo, e non per semplice "tradizione". Così gli dai molto più significato. 

Prossimi progetti, fissarsi da qualche parte. Un abbraccio.
Margot 

24 ottobre 2008

Da mail ad Anna

Sinceramente in questo momento della mia vita anche io ho tantissimi punti interrogativi. Il mio morale non posso dire che sia giù; piuttosto è spento. Vivo in anestesia per sopravvivere. Non riesco a pensare al mio futuro perché non so quello che voglio. Una parte di me rifiuta di essere diventata una persona che vuole vivere in tranquillità fissa da qualche parte. Non so nemmeno io se è vero, o se è l'effetto contrario a una stanchezza e precarietà e instabilità estreme e prolungate da anni. Ho paura di essere misled, e di fare per questo delle scelte sbagliate.

3. Amico d'infanzia


Lunedì 13 ottobre

Dopo vent’anni tramite facebook ho ritrovato Giacomo, il mio compagno di scuola delle elementari. 

E’ stato il mio "innamorato" delle elementari, con cui ho condiviso il banco in quarta, nonché qualche saggio di musica: studiavamo allo stesso istituto musicale, e i nostri genitori con la complicità della maestra ci hanno costretto in qualche saggio in duetto, io al piano e lui al flauto.

Mentre oggi chattavamo su messenger, mi ha annunciato che mi avrebbe fatto “la dichiarazione d’amore della mia infanzia”: “eri la mia fidanzatina ideale (pensavo dentro di me), e non sono riuscito mai a confessarti quanto fossi attratto da te nonostante la mia faccia di bronzo. Mi ricordo che avrei pagato per poterti dare un bacino. Alle elementari ero forse il bambino più “corteggiato” dalle bimbe, ma io pensavo solo alla Margot”.

E’ stata la rivelazione della mia vita! Se ripenso a quanto mi sentissi una merda (a 8 anni!) perché pensavo di essergli completamente indifferente, e a quanto negli anni successivi mi fosse capitato di ripensare al rapporto con lui, come esempio di primo amore non corrisposto e modello in nuce delle mie dinamiche sentimentali e relazionali con i ragazzi, vedendoci addirittura una componente fondamentale nell’origine della mia mancanza di autostima!

“Seppure sia sempre stato aggressivo e impulsivo con tutti, con te ho avuto il blocco della mia infanzia. Io diventavo timido solo con le persone particolari, e tu lo sei stata per me”. E così continuando nella descrizione delle sue emozioni di bambino – che tenerezza! - nei momenti che passavamo assieme.

In ultimo, neanche a farlo apposta, dopo due giorni da questa operazione controversa, di cui certo non poteva sapere, mi ha detto che nelle mie foto non vede gli occhi di una ragazza in carriera, ma piuttosto mi vedrebbe bene con un pargoletto tra le braccia. In qualche modo mi ha rincuorata, come se avessi il diritto di reclamare la mia esperienza di madre, seppure non abbia più il mio bimbo.

Questo episodio mi ha fatto riflettere: nella vita quante altre situazioni così potrebbero esserci? Dove due persone si vogliono e non si incontrano per paura

Le cose vanno dette, e io ne ho taciute tante, perché ho preferito non sapere piuttosto che affrontare un rifiuto, o pure solo un’incertezza. Ho preferito scomparire e distaccarmi, congelarmi e giocare il ruolo dell’impassibile e dell’amante e della cinica. Non ho forse giocato davvero solo le partite in cui mi sentivo invulnerabile? - E non può esistere amore senza vulnerabilità…

2. You start to look it

Mercoledì 8 ottobre 2008 

Rania questa mattina sorridendo mi ha detto: “if one doesn’t know, would not tell; but for me who knows…you start to look it.” Coltivo il pensiero di questo bimbo dai lineamenti egiziani con gli occhi grandi e profondi. Saranno ancora pochi giorni, ma questa sensazione è bellissima e dolce, non voglio che finisca.

1. L'oasi di Siwa

Giovedì 2 ottobre 2008

Sara è la terza volta che torna a Siwa nel giro di un anno e dice che già l’ha vista cambiare molto. 

I ragazzi si perdono nel rombo di motociclette cinesi, mentre poco più di anno fa si girava solo in asino. Ora cominciano ad esserci varie macchine, e la cosa peggiore è che suonano il clacson! La piazza centrale, dove i negozi erano solo un paio, stanno riempendosi di insegne invadenti che rovinano tutta l'atmosfera visiva, enormi e dai colori sgargianti, tipo quelle delle compagnie di telecomunicazioni. Il personale locale – tutto rigorosamente maschile – è gentilissimo. E sono bellissimi!


Venerdì 3 ottobre 2008

Abbiamo passato tutto il giorno con Youssef, un ragazzino di quindici anni, nel suo taxi: un carretto trainato da Al Pacino, il suo asinoAbbiamo visto due templi, più il cosiddetto “Bagno di Cleopatra”. La sera siamo andati a Fatna Island, dove abbiamo visto il tramonto. Palmeti, olivi, silenzio, solo il ragliare degli asini.
I carretti sono portati solo dagli uomini, dai bambini o dalle bambine. Le donne sposate siedono nel carretto, ma devono sempre essere accompagnate, se non da un uomo, per lo meno dai bambini. Si tirano giù il velo del niquab nascondendo anche gli occhi e si ricoprono dalla testa ai piedi con il loro telo tradizionale blu dai ricami sui toni dell’arancione.

Non ho visto alcun viso di donna sopra i diciotto - vent’anni. Da quando si sposano le loro fattezze scompaiono interamente dalla comunità. Il loro viso continua ad esistere solo per le altre donne e per i pochi uomini che compongono il nucleo familiare. Per la strada, si riconoscono tra loro dalle scarpe, o dall’andatura, o dai bambini che le accompagnano.

Dal lieve movimento della loro testa, io e Sara vedevamo che da sotto il velo nero, sedute immobili sul carretto, il loro sguardo ci seguiva.

Sabato 4 ottobre 2008

Quanto sono belli questi bimbi.

Stamattina avevo poco appetito; una svogliatezza nel mangiare che si è poi trasformata in un tappo alla bocca dello stomaco e in una sensazione di sazietà immediata dopo appena due cucchiaiate di zuppa a colazione, che sfiorava la nausea.