Visualizzazione post con etichetta Coppie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Coppie. Mostra tutti i post

5. Se è l'uomo a far le spese della tradizione

Giovedì 14 agosto 2008

Oggi il mio collega Khaled si è confidato con me dicendomi che sua moglie non ce la fa più a stare al Cairo e vuole tornare ad Alessandria, di cui entrambi sono originari. 

Sono quattro anni che lui è al Cairo perché con UN ha un ottimo lavoro, e non lo può lasciare perché all’università prenderebbe un decimo di quello che prende ora.

Lei semplicemente ha detto che qui non respira, non riesce ad integrarsi e si sente sola. Lui ha cercato di presentarle persone, di spingerla ad uscire e fare varie attività, a lavorare. Ma niente. Lei non ha nemmeno provato. Semplicemente l’ha messo davanti a una scelta.

“Tre ore di treno tutti i giorni, all’andata e al ritorno. Dovrò svegliarmi alle cinque tutti i giorni e sarò a casa alle 10 di sera. Non avrò nemmeno voglia di mangiare, mi trasformerò in un ombra. E lei sarà da sola ugualmente, perché io di fatto non ci sarò per tutto il giorno, tornerò a casa e sarò morto. Fino a che non esploderò. Ma voglio spingermi fino al mio limite più estremo”.

“Ma come può farti questo Khaled?”. Come può una donna fare questo alla persona che ama? Come possono esistere donne così, che non si sforzano, che non riescono ad affrontare i problemi, che si adagiano e pensano che tutto sia loro dovuto? E uomini come Khaled che si sacrificano a questo punto, annullandosi. 

“Come puoi accettare una cosa simile?” - “Non ho scelta. Amo la mia famiglia. Lo sai come sono le donne egiziane. Spoiled. Non sono ‘fighters’. Non si sforzano. Sono abituate a lasciare ogni responsabilità al marito. Tutto ciò che si svolge fuori dalla casa, è lasciato al marito. Lei non ne vuole sapere nulla. Persino gli scontrini di quello che compra mi dà, perché qualsiasi problema ci sia non ne vuole sapere nulla. Queste donne non sono state cresciute per sapersi prendere delle responsabilità. Lo so, fa parte della nostra cultura, ma queste sono le conseguenze”.

L’ingresso ai luoghi della socialità deve essere completamente controllato dall’uomo. Questo è quello su cui si fonda la società islamica.

Ora ai giorni nostri, quando tradizione e progresso ancora stanno cercando il loro equilibrio, e le vecchie e le nuove abitudini convivono non senza contrasti, queste sono le contraddizioni che ricadono su persone progressiste e di buon cuore come Khaled. La donna in questo caso attinge a suo piacere, e a seconda della convenienza, sia dalla tradizione “segregatrice” (per quanto riguarda le beghe quotidiane) che dalle “moderne” possibilità di emancipazione.   

4. Matrimonio pre-romantico e oltre

Mercoledì 13 agosto 2008

Nelle società tradizionali o arcaiche, il rapporto uomo-donna si basa più sul ruolo sociale che sull’amore per l’individuo. Nella società musulmana tradizionale in particolare, il rapporto uomo-donna e il matrimonio di fatto coincidono, non dandosi possibilità di interazione tra uomo e donna al di là di relazioni e ruoli familiari.

Per quanto riguarda le classi più basse quindi, qui le persone cercano una buona moglie o un bravo marito piuttosto che un compagno di vita con cui capirsi profondamente e da amare. La coppia è quella tradizionale basata sulla reciproca sussistenza.

Dato questo aspetto funzionale, è logico che il ruolo della seduzione è del tutto secondario nelle fasce sociali più povere. Le donne, da brave madri e mogli, non curano più di tanto il loro aspetto, e non credo dipenda solo dalla povertà. Vi è infatti una sciatteria in alcune donne (veli strappati e non ricuciti, o esageratamente sporchi) che non c’entra necessariamente con l’essere poveri.

Anche da noi era così in una certa misura, sia per i matrimoni “funzionali”, sia per la mancanza di seduzione. Ma quello che cambia qui, è forse la posizione dell’uomo rispetto a questo.

Da noi l’apprezzamento degli uomini per le belle donne è sempre stato affermato e rivendicato, senza particolari sensi di colpa e nonostante i tabù cattolici che pur permanevano e il senso di "peccato" da questi generato. A parte nel medioevo, la seduzione femminile non è stata più associata fortemente a qualcosa di pericoloso e diabolico.

Qui invece, la donna, soprattutto se bella, è vista come un pericolo da rifuggire perché allontana da Dio [si veda ad esempio il post In moschea]. E quindi, se la propria moglie è brutta o bella, pare valere poco. Almeno in teoria. 
Nella pratica rinnegare l’attrazione fisica vuol dire creare una frustrazione di fondo nella società che ha mille ripercussioni – una delle quali è rendere la vita impossibile alle ragazze giovani che camminano da sole per strada…

Parlando invece di sessoDi fatto la classe bassa soffre di una repressione sessuale maschile fortissima, che crea tra gli uomini non sposati fenomeni come il sesso con animali e tra uomini, oltre alla già citata altissima frustrazione, nota anticamera di tensioni sociale. Per quanto riguarda invece le donne, oggi ho scoperto che circa il 90% delle egiziane ha subìto una mutilazione genitale di qualche tipoe che nella maggior parte dei casi questa pratica ancestrale (originaria del corno d’Africa e che non ha nulla a che veder con l’Islam) è promossa proprio dalle stesse donne, che ne hanno introiettato il valore.

Nonostante tutto questo, ed escludendo gli strati più umili e meno istruiti della popolazione come quelli descritti sopra 
 (che costituiscono direi più del 90% della popolazione), parlando con le persone, osservando e per mia esperienza diretta, resto con la sensazione che qui - negli strati medio-alti e là dove il rapporto uomo-donna funzioni - il sesso abbia caratteristiche più genuine e naturali che da noi (non saprei motivare di più, non ho abbastanza elementi a parte la mia esperienza e cerchia ristretta di conoscenze). Molti uomini occidentali mi sa che son cresciuti con troppi film porno.

Prima di tutto il fattore religioso inquadra il sesso nella prospettiva della procreazione, che è il modo in cui il buon credente partecipa al progetto divino. In secondo luogo, procreazione o meno, l'islam non è impregnato di quell’idea di peccato tipica cristiana, che inconsciamente ricopre l’atto sessuale di un carattere provocatorio e trasgressivo. Non è da tralasciare che Maometto è il primo ad affrontare l'argomento sessuale in maniera naturale (spiegando addirittura come soddisfare una donna degnamente)! Il potere dirompente e disturbante dell'attrazione per la donna è da loro demonizzano, è vero, ma non per questo si trasforma nel concetto di peccato sessuale così come si è radicato nella società occidentale.

Restano osservazioni da approfondire, ma per queste ragioni mi pare abbiano una maniera in un certo senso più naturale di intendere o vivere il sesso, ovviamente all’interno del matrimonio - (cosa che comunque non ha nulla a che vedere col grado di soddisfazione finale della coppia...).

[Si veda anche Coppie egiziane e, per un altro punto di vista sulla seduzione, Il gusto di una seduzione privata]

10. Coppie egiziane

Martedì 15 aprile 2008

Passeggiano sulle rive del loro Nilo o lungo la balaustra dei suoi ponti. Mi è capitato più volte di vedere coppie mature, come di 45, 50 anni, di classe medio-bassa (lo riconosco dall'abbigliamento), tenersi per mano per strada. 


Gli uomini hanno verso le loro donne una tenerezza e una premura particolari, un rispetto e un senso di protezione molto dolci. Lo hanno per esempio anche i miei bauab nei miei riguardi (certo, sempre che non inizio a fare salire qualche giovine...). Al di là e indipendentemente dalle mance che gli do, dimostrano un'attenzione particolare; e la stessa però che poi mi soffoca sotto forma di controllo.  


Sempre tenendo presente che si parla di una società dall’organizzazione familiare tradizionale e quindi basata sul controllo, soprattutto economico, dell'uomo sulla donna, ed escludendo le coppie dove la prevaricazione sfoci in violenza, sono sempre più convinta che che quella che noi chiamiamo sottomissione qui non ha nulla a che vedere con il concetto che abbiamo noi. La sottomissione dei latini è automaticamente violenta e carnale, e indissolubile dalla passione e dal sesso. Non so spiegarlo meglio di così. È sempre questa dimensione della sensualità, che qui manca...

[Per un punto di vista ancora  differente si veda Matrimonio pre-romantico e oltre]

Sabato 26 aprile 2008

Dr Adam e Sam sono una coppia di vecchietti sugli 80 anni. Appartengono all’élite egiziana. Sono due dottori. Lui ha lavorato per anni alla FAO, e lei faceva la pediatra. Devono essere stati entrambi molto belli.

Lui è ancora attivo e scattante, veloce di mente, colto e intelligente; premurosissimo verso la moglie che fa molta fatica a camminare e ha bisogno di essere assistita. Un uomo abituato a tenere sotto controllo la situazione, e a pensare per tutti. Musulmani, ci raccontavano come loro figlio stia imponendo alla loro nipote quasi adolescente di non mettersi il velo, nonostante le pressioni sociali a cui lei è soggetta.

Ci raccontano le storie degli anni ’60, gli incontri con gli artisti, coi politici, gli avvenimenti che hanno segnato la storia dell’ Egitto, tutto tramite esperienze dirette, loro o dei loro genitori. Ci raccontano di vecchie carte, di una dedica scritta nel giorno della nascita di Adam da non so quale personalità, e rimasta nascosta per anni nelle carte del padre, e ritrovata solo dopo la sua morte.

Ci porta a fare un giro per Heliopolis - la città del sole - un quartiere costruito negli anni ’20 dal barone belga Édouard Empain. Ci racconta la storia del locale storico dove ci fermiamo a prendere il caffè. Solo l'occhio di un europeo può riuscire qui a spogliare la decadenza e immaginare l'antica eleganza che vi sta dietro. 

Mi chiedo che ci faccio in un sabato pomeriggio al Cairo diretta verso un centro commerciale con questa coppia di ottantenni appena conosciuti. E mi sento perfettametne a mio agio.

Sento un’umanità semplice e profonda, e capisco che questa non ha età. Sento la vita e la cultura scorrere nelle parole di questa coppia di belli. E sento un’amore semplice e ancora ben vivo tra loro. Sembrano in realtà un po’ fratello e sorella, ma forse è perché sembrano un po’ la stessa persona 

5. Sinai: ritratti di donne

Penisola del Sinai – 07-13 marzo 2008

La sabbia tra le mani

In questa comunità, un’anziana donna mi invita a rilassarmi sul mucchio di sabbia – parte di un cantiere – su cui stavo guardando i bambini giocare. Io esito; la sabbia è un piacevole ricordo di bambina, ma ora è scomoda, invadente e fastidiosa.

Lei invece ci si butta, si siede, e con la mano ne appiattisce un po’ al suo lato, con dei colpettini, e mi fa segno di sedermi. Ne prende poi una manciata, la sbriciola, se la rigira nelle mani, e mi sorride. Mi sta dicendo che è piacevole da tenere nella mani, è fresca.

Una bambina mi dà un bacio e la madre insiste perché mi regali la sua collana di perline gialla e blu. Io cerco
di rifiutare, perché purtroppo non ho nessun regalo da dare in cambio, ma non me la danno vinta. E poi mi chiedono se sono sposata e ho bambini.

L'accoglienza

In questo sito sono particolarmente poveri. Le donne mi aspettavano sempre tutte assieme in una sala, e mi hanno accolta in una maniera particolarmente calorosa. Vi è sempre una specie di “matrona” nel gruppo, che parla con “lo straniero”, spiega e coordina le presentazioni, offre il thè. Tutte si sporgevano per stringermi la mano, le bimbe ridevano, la “matrona” mi teneva la mano e mi tirava verso l’interno. Purtroppo non c’era abbastanza tempo: “un’altra volta allora ti fermi di più!”, mi ha detto.

E’ difficile gestire
questo entusiasmo (per me) immotivato, la consapevolezza delle aspettative riposte dall’altro, questa sensazione di responsabilità, e di impotenza. Mi fa sentire piccola. Quando esco dalla “casa delle donne”, la mia ospite mi sistema la stola sulla spalle.

***

Insieme a Rhim ho visitato altre donne. Quelle di oggi erano diverse, coperte quasi integralmente. Alcune si aggiustavano sempre il nikab, stringendo quanto più la fessura attorno agli occhi; altre si tiravano giù il secondo velo, coprendosi completamente anche gli occhi. Seppur coperti, si riuscivano a distinguere bene sotto il velo. Altre avevano i guanti; altre ancora stringevano la mano da sotto il velo. Una ragazza aveva un neonato (quanti bimbi piccoli ho visto oggi!), e per allattarlo se lo è infilato sotto il velo - che la copriva per metà - dove teneva il seno scoperto. Quando si è sollevata il velo e per ficcarci sotto il bimbo, non ha avuto tuttavia reticenza a mostrare il seno. Tra donne, è tutto naturale.

“Ma io ti amo!” - 
Dialogo tra una coppia di beduini 

Lei è la donna bellissima della foto. 
Lui è un uomo anziano, di almeno vent'anni più vecchio di lei.

- Lei, rivolta al mio collega Khaled: Io non ho diritto ai sacchi di riso, perché sono la sua seconda moglie, perciò non sono beneficiaria del programma. Che dire, ho sposato l’uomo sbagliato (ammicca al marito, sorridendo). E che devo fare ora, chiedo il divorzio? (ride)
- Lui: Eh sì, bisogna che chiedi il divorzio!
-
Lei: Ma io non mi voglio divorziare da te, io ti amo!
- Lui: Beh, se mi dessero 15.000 pounds, io mi divorzierei da te!

- Lei: Va bene, allora divorziamo, ti prendi i soldi, però poi fammi restare con te.
(ridono assieme).
Mi è parso uno scambio di affetto tanto dolce, tra una donna giovane e bella e il suo marito anziano,
che si vogliono bene sinceramente, in una condizione di estrema povertà. (Per dare un’idea dell’abisso economico: quello che per loro corrispondeva ad una somma da lotteria era inferiore a un mio stipendio mensile).

Mi metto il velo
Oggi mi sono velata, e devo dire che va molto meglio. Non so se si trattasse di un miglioramento oggettivo o se fosse un’impressione personale, perché mi sentivo più rilassata. In ogni modo è il risultato che conta, e io mi sentivo più a mio agio. E certo non mi costa nulla pormi un velo in testa, tanto più che qui nel deserto, tra il vento e la sabbia è una vera e propria esigenza - e scopro in un istante quali siano le origini di questa usanza. Tutti si coprono, anche uomini, bambine e bambini. Non sono rari gli uomini che si coprono anche la bocca. Sanno girare, piegare e fissare il velo in modi diversi, creando la versione primordiale del niquab.

Al velo sono stati attribuiti nel tempo strati di significati legati alla decenza, alla protezione dagli sguardi indiscreti, al rispetto; significati che la religione musulmana ha fatto propri e acuito. Ma sono convinta che il suo uso nelle zone rurali sia ancora legato a una componente essenziale del suo significato: quella funzionale, componente con la quale altrove si è completamente perso il contatto nel tempo.


Alle origini delle usanze e delle tradizioni, anche quelle che ci sembrano più inspiegabili e arbitrarie, c’è sempre una relazione diretta con una condizione oggettiva; una ragione, un motivo, un collegamento col mondo dei fatti e della natura. Nel perpetuarsi e nelle ripetizioni dell’usanza, durante le generazioni, questo motivo iniziale viene progressivamente dimenticato, e resta solo la forma finale, il rituale.

***

Oggi ho una maglia un po’ più scollata. Appena toltami la felpa, noto che una delle partner governative fa notare qualcosa in arabo a Rhim, perché me lo traducesse. Ho capito subito di cosa si parlasse: della spallina del mio reggiseno che spuntava da sotto la la maglia...

Nekhel


A Nekhel, al centro del Sinai, ci siamo fermati in un piccolo alimentari. Al banco, un uomo e la sua donna, coperta col niquab. Mi ha osservato intensamente con quegli occhi neri, da dietro la sua “maschera”. Al momento di pagare ho chiesto a Kassem di tradurmi il prezzo. Solo a quel punto ha domandato “ma non parla arabo?” – “No, è italiana”, le ha detto Kassem.

Non so perché, ma il suo sguardo si è rilassato, e ha detto qualcosa; “she says you are very beautiful”, traduce Kassam. Ringrazio in arabo. Sorride, si avvicina, allunga le braccia, mi prende una mano e mi bacia, con le labbra coperte dal velo. Ricambio, entrambe sorridiamo, lei solo con gli occhi. Mi ha riempito di calore, e quando me ne sono andata di nuovo, si è protesa verso di me, e io le ho preso una mano salutandola.

Io avevo il capo coperto da una sciarpa legata all’indietro come un concio, in una maniera non tradizionale; in più ero vestita con pantaloni sportivi e una felpa. Per essere araba
forse sarei stata un po’ trasgressiva, e lo sguardo indagatorio o confuso dell’inizio poteva essere forse dovuto a un pregiudizio. Tutto si è ribaltato comunque quando ha saputo che ero italiana, forse per l'entusiasmo di vedere uno “straniero”, per di più col velo.