3. Alessandria d'Egitto


21 marzo 2008
Davvero difficile viaggiare da sole in questo paese, se non impossibile. Eravamo in quattro, io, Azzurra, Sara e Grazia. Tutti, tutti ci dicevano qualcosa. Non c’era tregua, dai bambini agli uomini adulti. Gli adolescenti ci seguivano in gruppi di 8-10.
Vorrei viaggiare qui, ma bisogna sempre che ci sia qualcuno. Come ti fanno sentire sporca; è incredibile come vorrei un uomo, solo per poter andare a passeggio tranquilla! Il fatto è che dicono che non cambia in realtà più di tanto, a meno che lui non sia arabo. Boh, io credo che mi sentirei meglio comunque, almeno riuscirei a farmi scivolare via man mano questo continuo disagio corporeo.
Oggi Azzurra, che parla arabo, si è incazzata due volte per mandare via questi deficienti.
La fortezza di Alessandria è fatta da vari corridoi intrecciati e vicoli ciechi. A un certo punto ce n’erano quattro diversi che ci perseguitavano (non alleati; indipendenti), e qualsiasi direzione prendessimo ci trovavamo in faccia qualche ritardato teenager che ci diceva qualche scemenza: ci sembrava di essere in un video-gioco Pac-man! Facevi dietro front e incappavi in quell’altro. Esasperante. Ce ne siamo andate via dalla disperazione. Almeno vedo che l’esasperazione è condivisa…non sono io ad essere paranoica!
Sulla courniche (il lungo mare) invece, mentre tornavamo indietro, un gruppetto di circa sei-sette ragazzi, sempre di massimo vent’anni si era composto in corteo alle nostre spalle. Ovviamente rompevano, si avvicinavano, urlavano cose…fino a che Azzurra non ha cominciato a urlargli contro in arabo fluente.
Qualcuno fa capolino...

Attirata dalle urla, una signora (la tipica egiziana enorme, con tunica lunga e velo) si è fermata a darle man forte e a cazziarli, e molto peggio di Azzurra. Imbarazzatissimi si sono dispersi ad orecchie basse. Che soddisfazione…
Diana mi diceva che per lei questa situazione è sostenibile solo perché è là con Egidio, e io credo fermamente che faccia un bel po’ la differenza.

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