Giovedì 25 settembre 2008
Due giorni fa Francesca, una manager del Regional Bureau, mi ha chiesto cosa penso di fare dopo che mi scade il contratto a gennaio, e gli ho spiegato un po’ la situazione.
Mi ha chiesto se volevo restare col WFP e gli ho detto che in questo momento questa carriera internazionale non coincide con il giusto periodo della vita. Che se avessi iniziato qualche anno fa, non avrei forse avuto dubbi. Ma che se dovessi iniziare adesso, o lo si fa con una persona al proprio fianco, un ragazzo o un marito, oppure se si inizia da sola, poi passa l’età e si resta da sole. E a me non va di fare questa scelta. E lei ha detto che condivideva completamente questa posizione.
"Lascia che ti dica una cosa, da donna - mi ha detto - Che se a una certa età non hai trovato ancora la persona giusta, fallo un figlio, anche da sola. Può essere un atto egoistico, lo so, ma è un’esperienza che you can’t miss it". Me lo ha detto con la dolcezza della consapevolezza.
"Poi tanto…, da sola o no, la verità è che te lo cresceresti comunque da sola. Però devi avere il lavoro, quello sì".
Le sue parole tutt'ora mi risuonano in testa.
[Si veda anche Vita da cooperante e Una vita a metà]
Le sue parole tutt'ora mi risuonano in testa.
[Si veda anche Vita da cooperante e Una vita a metà]
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