Venerdì 7 novembre 2008
Ciao Andre.
(...) Io sto vivendo un periodo assurdo se ci penso. Sto molto spesso da sola, non esco quasi mai. Perché sono stanca, e perché non voglio conoscere gente. L'anno trascorso a Bruxelles mi ha lasciato un misto di appagamento sociale (perché ho incontrato così tante persone belle che amo da poterci riempire la vita intera) che si traduce nel disinteresse a conoscere nuove persone.
Qui ho poche, brave amiche con cui mi vedo, ci aiutiamo e sosteniamo. Ma quasi mai esco, per stanchezza e perché non riesco a respirare fuori, e rifuggo il rumore assordante che c'è per le strade.
Qualche thè in casa assieme, chiacchere e poco altro. Incontro persone interessanti, ma non ho voglia di approfondire. Non ho voglia di mettere in gioco energie, di scavare, conoscere. Io sono così: se scelgo e decido che una persona è valida, allora indago, chiedo, ascolto. E questo prende così tante energie che io non le ho più.
E allora il mio bisogno di socialità e di affetto si riversa più che altro sul computer, su internet, su facebook, su skype. Ma come giustamente mi ha detto una mia amica qui, perché mai dovrei spendere troppe energie quando sai che molte delle persone che sono qui non le vedrai mai più? Meglio concentrarsi su chi ami.
Pensando a quella che dovrebbe essere la vita reale, o che è stata per millenni, mi dico che sono pazza, che sono una degenerazione della società dell'informazione, che sono malata e socio-patica. Siamo una generazione che l'onda di Internet ci ha travolti per un pelo. E portiamo in noi sia il ricordo del vecchio mondo, che la naturalezza nel cogliere pienamente la nuova dimensione.
E poi c'è il mio grande cambio esistenziale.
Da donna in carriera, penso di starmi trasformando in donna e basta.
Da devota allo studio e all'astratto, che diventava insofferente se stava senza leggere qualcosa per più di un'ora, comincio ora trovare gusto nei lavori manuali, senza però perdere il piacere di conoscere e analizzare. Resto legata al mio mondo fatto di immagini e letture, ma credo di stare lasciando la corsia della competizione, per rifugiarmi in quella della vita privata, o del piacere di vivere.
Sono più disorientata che mai dal punto di vista emotivo e affettivo. Da un lato una storia con un ragazzo di qui, che per quanto non sostenibile in futuro, mi porterà di nuovo a quel senso di vuoto, di mancanza d'aria, nostalgia, e frustrazione, e per cui maledico la mia natura instabile psicologicamente e geograficamente; dall'altro il rincontro con una persona.
Mi sento il più della volte spenta, in standby, con le emozioni congelate, senza sbalzi, né in alto né in basso. A volte mi sento morta dentro. Altri giorni questa piattezza prende però l'aria di stabilità interiore, di pace, e ho l'impressione di avere ricaricato dopo tanti anni le pile per amare, seppure l'idea mi terrorizzi.
Questo paese è pieno di bambini, bellissimi, come la media degli egiziani. E questo è il mio attuale pensiero fisso...e ancora maledico la nostra società perché mi pare che questa fase fondamentale della vita e della natura ci sia ora preclusa.
Eccomi qua, di ritorno dopo un anno di Egitto.
Chissà come cambierò di nuovo con il contatto con il nostro mondo...
Ti abbraccio forte.
Margot
[Si legga anche Incipit]
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