3. Amico d'infanzia


Lunedì 13 ottobre

Dopo vent’anni tramite facebook ho ritrovato Giacomo, il mio compagno di scuola delle elementari. 

E’ stato il mio "innamorato" delle elementari, con cui ho condiviso il banco in quarta, nonché qualche saggio di musica: studiavamo allo stesso istituto musicale, e i nostri genitori con la complicità della maestra ci hanno costretto in qualche saggio in duetto, io al piano e lui al flauto.

Mentre oggi chattavamo su messenger, mi ha annunciato che mi avrebbe fatto “la dichiarazione d’amore della mia infanzia”: “eri la mia fidanzatina ideale (pensavo dentro di me), e non sono riuscito mai a confessarti quanto fossi attratto da te nonostante la mia faccia di bronzo. Mi ricordo che avrei pagato per poterti dare un bacino. Alle elementari ero forse il bambino più “corteggiato” dalle bimbe, ma io pensavo solo alla Margot”.

E’ stata la rivelazione della mia vita! Se ripenso a quanto mi sentissi una merda (a 8 anni!) perché pensavo di essergli completamente indifferente, e a quanto negli anni successivi mi fosse capitato di ripensare al rapporto con lui, come esempio di primo amore non corrisposto e modello in nuce delle mie dinamiche sentimentali e relazionali con i ragazzi, vedendoci addirittura una componente fondamentale nell’origine della mia mancanza di autostima!

“Seppure sia sempre stato aggressivo e impulsivo con tutti, con te ho avuto il blocco della mia infanzia. Io diventavo timido solo con le persone particolari, e tu lo sei stata per me”. E così continuando nella descrizione delle sue emozioni di bambino – che tenerezza! - nei momenti che passavamo assieme.

In ultimo, neanche a farlo apposta, dopo due giorni da questa operazione controversa, di cui certo non poteva sapere, mi ha detto che nelle mie foto non vede gli occhi di una ragazza in carriera, ma piuttosto mi vedrebbe bene con un pargoletto tra le braccia. In qualche modo mi ha rincuorata, come se avessi il diritto di reclamare la mia esperienza di madre, seppure non abbia più il mio bimbo.

Questo episodio mi ha fatto riflettere: nella vita quante altre situazioni così potrebbero esserci? Dove due persone si vogliono e non si incontrano per paura

Le cose vanno dette, e io ne ho taciute tante, perché ho preferito non sapere piuttosto che affrontare un rifiuto, o pure solo un’incertezza. Ho preferito scomparire e distaccarmi, congelarmi e giocare il ruolo dell’impassibile e dell’amante e della cinica. Non ho forse giocato davvero solo le partite in cui mi sentivo invulnerabile? - E non può esistere amore senza vulnerabilità…

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